Osho auspicava la trasformazione dell'individuo in un nuovo tipo

di essere umano che lui definì Zorba il Buddha, ossia una persona

capace di godere sia i piaceri terreni come uno Zorba il Greco,

sia l'estasi spirituale di un Gautama il Buddha.

 

 

 

Questo per me è uno dei punti più essenziali e fondamentali: se sei profondamente radicato nel materialismo non puoi elevarti alla spiritualità. L’Oriente ha commesso un errore cercando di raggiungere le stelle senza andare in profondità nella terra, ed è stato un fallimento completo. L’Occidente ha commesso un altro errore: ha continuato a estendere le sue radici nella terra, nella materia, e si è completamente dimenticato delle stelle.

Per questo continuo a mettere l’accento sul fatto che ognuno di voi deve essere uno Zorba il Buddha. Zorba è il radicamento nella terra e Buddha è il desiderio intenso di volare fino alla libertà suprema, di raggiungere uno spazio senza limiti.

A entrambi occorre una grande sintesi. Il nostro mondo soffre perché non siamo stati in grado di creare una sintesi tra Oriente e Occidente, tra terra e cielo, tra spirito e materia, tra l’interiore e l’esteriore. Se questa grande sintesi non verrà realizzata, l’umanità non ha speranza.

 

 

I governi sono contro di me perché io sono contro di loro. Le religioni sono contro di me perché io sono contro le religioni. I leader politici sono irritati con me perché dico che sono persone mediocri, perché dico che solo delle persone con una psicologia malata si interessano alla politica e al potere. Le persone che soffrono di un complesso di inferiorità sono quelle che ricercano il potere, che vogliono diventare presidenti o primi ministri.

Dovrebbero essere in qualche ospedale psichiatrico, ed invece governano il mondo.

Sono contro tutte le religioni perché sono a favore della religiosità, e le religioni sono ostacoli alla creazione di un’umanità che abbia una qualità religiosa.

Non abbiamo bisogno di cristiani né di indù né di musulmani. Queste sono le barriere al progresso religioso. Ciò che ci occorre è verità, sincerità, silenzio, amorevolezza… una vita di gioia, di gioco… una vita di ricerca profonda, di indagine della propria consapevolezza. E queste qualità non hanno nulla a che fare con essere cristiani o ebrei o giainisti o buddisti.

Quel che occorre è la meditazione, ma essa non è il monopolio di nessuno.

Ovviamente tutte le religioni sono contro di me: per loro sono un problema. Sono il primo nel corso della storia a dire che le religioni sono gli ostacoli che impediscono all’umanità di diventare religiosa. Non sono i veicoli di dio, sono i nemici di dio. I papi, gli ayatollah Khomeini e gli shankaracharya non sono i rappresentanti di dio; al massimo possono essere i rappresentanti del demonio. Perché sono proprio quelli che hanno diviso l’umanità, e che per secoli hanno creato conflitti, spargimenti di sangue, crociate, jihad, guerre sante, e idiozie di ogni genere.

In nome della religione, opprimono l’umanità.

Sono contro le nazioni perché non vedo alcun bisogno delle nazioni. Perché il pianeta terra non può essere popolato da un’unica umanità? Sarebbe più sano, più scientifico, più facilmente gestibile. In questo momento le cose vanno in modo tale che puoi solo dire che viviamo in un mondo folle. Ogni tre mesi la Comunità Europea scarica montagne di alimenti in mare… grandi quantità di burro! L’ultima volta hanno dovuto distruggerne così tanto che il costo è stato di duecento milioni di dollari: questo non è il valore degli alimenti, ma il costo per sbarazzarsene. E poco lontano, in Etiopia, mille persone morivano ogni giorno.

Che umanità è quella in cui viviamo? Metà di essa muore di povertà e ogni sei mesi, l’America getta miliardi di dollari di cibo nell’oceano, eppure non vuol dare quello stesso cibo all’Etiopia o all’India o a qualche altro paese in cui la gente muore di fame. A nessuno importa delle persone; tutti si preoccupano dei soldi.

Queste persone interessate solo ai soldi non possono essere chiamata sane di mente. Gli alimenti vanno distrutti perché altrimenti i prezzi di mercato cadrebbero, e loro non vogliono che ciò accada. Vogliono che i prezzi rimangano stabili, quindi bisogna distruggere il cibo.

Se il mondo fosse uno, le cose sarebbero semplicissime.

Una volta, in Russia, hanno bruciato grano nei treni invece di carbone perché il carbone costava di più, e avevano una sovrapproduzione di grano. In India, persone morivano perché non c’era grano. C’era carbone a sufficienza, ma non puoi mangiare carbone. Se il mondo fosse uno, allora il carbone potrebbe andare dall’India alla Russia, e il grano potrebbe essere portato dalla Russia in India.

Non occorre distruggere montagne intere di burro. E perché hanno dovuto distruggerlo? In precedenza, lo vendevano alla Libia. Il prezzo del burro in Libia era metà del prezzo del burro in Europa. Questo burro arrivava dall’Europa, ma lo vendevano a un prezzo molto basso, per liberarsene. Altrimenti avrebbero dovuto organizzare la sua distruzione, e ciò costa soldi. Per risparmiare, lo davano alla Libia.

Ma poi il presidente Ronald Reagan ha iniziato a fare follie contro la Libia senza alcuna ragione, ha bombardato questo povero paese. ha bombardato tre case di Gheddafi, ha ucciso una delle sue figlie – tutto senza una ragione – e ha fatto pressione sull’Europa perché bloccasse tutti i rifornimenti alla Libia. In Europa si sono accumulate montagne di burro. Serve spazio, servono frigoriferi… quindi il vecchio burro va buttato via per fare posto alla nuova produzione.

Le nazioni non servono, sono dei residui del passato.

E, se non ci sono le nazioni, non servono nemmeno gli eserciti. In questo momento il settanta per cento del bilancio di ogni paese va ai militari; settanta per cento ai militari che non fanno altro che sinistra, destra, sinistra, destra, pulire i fucili, le scarpe, i bottoni; questo è tutto ciò che fanno. In tutto il mondo, il settanta per cento del bilancio va ai militari, e il resto del paese vive del restante trenta per cento.

Se la nazione sparisse, ogni paese avrebbe a disposizione il 100%, perché allora gli eserciti non servirebbero a nulla. Non ci sono guerre in corso con qualche altro pianeta, e allora con chi potrai combattere? Che bisogno c’è di pulire i fucili tutti i giorni? Di lucidare gli stivali e, mattina e sera, fare destra e sinistra…? Tutti gli idioti che stanno facendo questo, potrebbero fare del lavoro creativo.

Non voglio che esista alcuna nazione al mondo. Il mondo è formato da un’unica umanità.

Non voglio che al mondo ci siano religioni.

È sufficiente la religiosità, più che sufficiente. Quando le religioni scompaiono, milioni di monaci e monache che sono solo parassiti…Non fanno nulla. È un altro esercito che è solo un peso per l’umanità. Dovrebbero scomparire. Hanno rinunciato al mondo, ma il mondo deve lavorare per il loro cibo, i loro vestiti, le loro case. È strano: loro si prendono il merito di aver rinunciato al mondo, andranno in paradiso. Tu andrai all’inferno, perché hai fornito cibo, vestiti e un tetto a questi santi. E loro non hanno fatto che condannarti! Una strana logica.

Queste persone dovrebbero andare all’inferno; sono quelli che non hanno fatto altro che condannare, dare a tutti del peccatore, creare sensi di colpa, distruggere l’integrità e il rispetto di sé di tante persone. E invece loro andranno in paradiso.

Con la scomparsa delle religioni, tutte queste persone dovranno essere messe a fare un lavoro creativo. Non ci servono i monasteri, non ci servono le chiese, i templi e le moschee. Tutte queste case di dio… e ci sono milioni di persone che non hanno una casa, che vivono per tutta la vita sulla strada. Le case di dio sono vuote: non c’è dio. Tutte queste case di dio possono essere date a chi non ce l’ha. Tutti questi monaci possono fare del lavoro creativo, e così anche gli eserciti.

E quando non ci saranno più nazioni, dovrà scomparire anche la sporca politica.

Ci si potrà organizzare diversamente per gestire il mondo, con un governo mondiale basato sul merito, e che non dipenda dai voti. In tutto il mondo ci sono migliaia di università. Il governo mondiale può essere messo nelle mani delle università, ed esse dovrebbero scegliere le loro persone migliori per governare il mondo. Un ministro dell’istruzione dovrebbe essere un uomo che comprende veramente l’educazione e che può portare nel mondo nuove forme di educazione.

Molte parti del governo dovranno scomparire; non ce ne sarà più bisogno. Ad esempio, il ministero della difesa; difesa contro chi?

Le università potrebbero scegliere le persone in base al merito: i vincitori di premi Nobel, i grandi rettori, i famosi artisti, i pittori, i poeti. Ci potrebbe essere un tipo diverso di governo che non dipende dai voti dell’umanità addormentata, di gente che non sa neanche cosa sta facendo.

Possiamo far diventare veramente questo mondo un giardino dell’Eden. Adamo ed Eva non dovranno tornare nel giardino dell’Eden. Un giorno sentirai bussare alla porta: è dio che vuole entrare! Perché tu sei riuscito a creare un giardino molto più bello del suo. Potremo però conservare anche quest’ultimo, come pezzo da museo.

Naturalmente, Ramana Maharshi, Meher Baba, Gurdjieff, Krishnamurti appartengono a una categoria diversa.

Io appartengo alla mia personale categoria; non c’è una categoria a cui possa appartenere, per cui ho dovuto crearne una apposta.

Certo sono tutti contro di me, perché distruggerò il loro potere e le loro cospirazioni contro l’umanità. Certo sono tutti insieme contro di me.

E sono anche un po’ perplessi: che fare di quest’uomo? Anche per loro è un po’ imbarazzante. Tutti i governi del mondo, tutte le religioni hanno deciso di opporsi a un solo individuo. Quell’individuo deve avere sicuramente qualcosa di significativo; altrimenti non avrebbe senso tanta paura, tanta paranoia.

Io sono per la crescita spirituale dell’uomo, ma la considero in un contesto complessivo. Non è una cosa separata, unidimensionale; è un fenomeno multidimensionale. Presuppone una rivoluzione nella società, nell’economia, nella struttura politica; presuppone un cambiamento radicale in tutto ciò che ci ha dominato finora.

Dobbiamo creare una discontinuità con il passato.

Solo allora può nascere un uomo nuovo, uno che sia veramente spirituale, che abbia una dimensione cosmica.

Sono di sicuro benedetto perché sono il primo a cui tutti si oppongono. Questa situazione non si è mai verificata prima, e non si verificherà mai più. E anche voi siete benedetti perché siete i compagni di viaggio di un uomo che non è solo un santo senza vita, un vecchio ipocrita.

Voglio che siate il sale della terra.

Questi santi zuccherosi hanno creato troppi diabetici. Abbiamo bisogno di un tipo diverso di santità.

Ho chiamato quel tipo diverso di santo, Zorba il Buddha.

 

 

~ § ~

 


La psicologia occidentale non crede nell’essere dell’uomo, crede soltanto nella mente. Per la psicologia occidentale non esiste nulla al di là della mente. E se non c’è nulla al di là della mente, allora qualunque cosa tu faccia non aiuterà veramente l’uomo. Al massimo aiuterà l’uomo a essere normale, al massimo! E che cosa è normale? Qual è la normalità? Solo ciò che è medio. Se però l’uomo medio in sé non è normale, essere normali non significa nulla. Significa solo che ti sei adattato alla massa. Perciò la psicologia occidentale fa una cosa sola: quando qualcuno è disadattato rispetto alla massa, i metodi occidentali lo omologano di nuovo alla massa, che non è affatto posta in discussione; nessuno si chiede se la massa sia sana. Per la psicologia orientale il criterio non è la massa. Ricordati di questa distinzione: per la psicologia orientale la massa non è il criterio, la società non è il criterio. La società stessa è malata. Qual è il criterio allora? Per noi un Buddha è il criterio. A meno che tu non diventi come un Buddha sei malato. Per la psicologia occidentale il criterio è la società, perché il Buddha non può essere un criterio. Non credono che esista qualcosa come l’essere interiore, ma se non esistesse, non ci potrebbe essere alcuna illuminazione. Ma quando l’essere interiore viene alla luce, allora c’è l’illuminazione. Perciò la psicologia occidentale in realtà è solo terapeutica, è solo una branca della medicina. Cerca, ti aiuta a riadattarti. Non è un andare oltre. Lo sforzo orientale è diretto a trascendere la mente, perché per noi non esistono malattie mentali, ricordalo! Anzi, la mente è la malattia. Per la psicologia occidentale la mente non è la malattia. La mente sei tu: non è la malattia. La mente può essere sana. La mente può essere malata. Per noi la mente è la malattia: la mente non può mai essere sana. A meno che tu non vada oltre la mente, non potrai mai essere sano. Perciò l’uomo normale non è veramente sano: è solo entro i confini, è malato entro i confini. La persona anormale è andata oltre i confini, e la differenza tra i due è solo di gradi: di quantità, non di qualità. Tra te e un pazzo in manicomio non esiste alcuna differenza qualitativa, ma solo di gradi. Lui è un po’ più pazzo di te; tu sei dentro i confini. Funzionalmente, tu puoi tirare avanti; lui no, è andato più in là di te; è un caso avanzato, nient’altro. Tu sei sul sentiero, e lui è arrivato. La psicologia occidentale cerca di riportarlo al gregge, alla mandria, alla massa. Lo rende normale. È un bene: è un bene, entro i suoi limiti. Ma per noi un uomo, a meno che non vada al di là della mente, è pazzo, perché per noi la mente è pazzia. Perciò cerchiamo di dipanare la mente per conoscere ciò che sta oltre. Anche in occidente si provano i metodi del dipanamento, ma solo per adattare la mente, ma ciò che sta oltre non è presente. E ricorda: a meno che tu non riesca ad andare al di là di te stesso, non accade nulla che abbia un valore e, a meno che non ci sia qualcosa al di là di te che tu possa raggiungere, la vita è priva di senso.


~ § ~

 

 

Voglio che tu cresca di pari passo in amore e consapevolezza, per essere Zorba e Buddha contemporaneamente. Zorba è amore, Buddha è consapevolezza. È più facile crescere in una via, ma è molto più ricco crescere in entrambe. Se si può crescere in entrambe contemporaneamente, allora il maestro non sarà l’ultimo ostacolo, perché amore e consapevolezza ti faranno diventare uno con il maestro.

Sulla via della consapevolezza il maestro è un ostacolo. Per questo Buddha dice: “Se mi incontri sulla via, tagliami immediatamente la testa.” Questo accade sulla via della consapevolezza, poiché l’insegnamento di Buddha non considera l’amore.

Ci sono state delle scuole d’amore, come i Sufi. Un Sufi non sarà d’accordo con Buddha. Egli dirà: “Se incontri il maestro sul cammino, diventa uno con lui.” Cerca di capire il mio approccio… è vero che è un po’ più complesso, ma sto cercando di fare in modo che il tuo amore e la tua consapevolezza vadano mano nella mano.

Ho un motivo per insistere che entrambe le vie crescano di pari passo. Le persone che sono cresciute nell’amore non hanno raggiunto i supremi picchi della consapevolezza. Hanno amato moltissimo l’esistenza, ma non sono diventate dei picchi di consapevolezza, come il picco dell’Everest. L’amore le rende ebbre, meno consapevoli. Mentre le persone che hanno seguito solo la via della consapevolezza sono diventate aride come il deserto. Non esiste un’oasi sul loro cammino, c’è solo deserto che diventa sempre più arido, ma queste persone hanno raggiunto il più alto picco della consapevolezza.

Lo sforzo di creare una sintesi tra amore e consapevolezza è il mio contributo al mondo, perché vorrei che tu fossi consapevole quanto Gautama il Buddha, ma non altrettanto arido.

Vorrei che fossi anche come Meera – così ricca che ancor’oggi le sue canzoni sono ineguagliabili: sono come un giardino in primavera. E non trovo che ci sia alcuna contraddizione. Perché le persone hanno scelto solo una via? L’hanno fatto perché è più semplice cavarsela con una sola. Averle entrambe è difficile, ma ne vale la pena. Se riesci a coltivare rose sull’Everest, hai esaudito il mio sogno: essere un nuovo tipo di sannyasin, un nuovo ricercatore di verità. Coltivare insieme amore e consapevolezza significa non dover rinunciare alla vita.

L’amore ti impedirà di rinunciare alla vita e la consapevolezza ti aiuterà a stare nel mondo senza essere del mondo. Le due vie possono essere complementari. Possiamo creare uno Zorba il Buddha con i piedi ben piantati per terra e con la testa che tocca le stelle.

Il mondo ha conosciuto i due tipi di esseri umani – gli innamorati e i meditatori – ma non ha mai cercato di avere entrambi. Questa sintesi creerà un nuovo tipo di ricercatore, per il quale il maestro non sarà per nulla un ostacolo.


~ § ~

 

Un bimbo aspetta

di venire al mondo

gabbiano nel cielo in alto,

sempre più in alto.

 

Sampu

 

 

È un piccolo haiku. Dice: Un bimbo aspetta di arrivare nel mondo… Un bambino nel grembo della madre è in attesa di arrivare sulla terra. Solo se sviluppi prima radici nella terra, puoi dopo spiegare le tue ali nel cielo. Più profonde sono le radici, più l’albero può andare in alto… fino quasi a raggiungere le stelle. Sampu dice: “Il bambino in attesa nel grembo della madre” – per che cosa? – è diretto verso la terra, vuole arrivare sulla terra, vuole che le sue radici vadano in profondità nella terra, perché se non hai radici nella terra non puoi andare in alto nel cielo, non puoi essere un cedro del Libano, alto più di cento metri. Per quello ti servono radici altrettanto profonde. Ci vuole un equilibrio, altrimenti l’albero cadrà. Questo è uno dei miei concetti più essenziali: se non sei radicato profondamente nel mondo materiale non puoi elevarti nella spiritualità.

L’oriente ha commesso un errore: ha cercato di raggiungere le stelle senza andare in profondità nella terra, e il risultato è stato un fallimento totale. L’Occidente ha commesso un altro errore: continua a far crescere le radici nella terra, nel mondo materiale, e si è completamente dimenticato delle stelle. Questa è la ragione della mia continua enfasi sul fatto che ognuno di voi sia Zorba il Buddha. Zorba è la radice nella terra, e Buddha è la voglia di volare verso la libertà suprema, per raggiungere uno spazio illimitato.

 

Un bimbo aspetta

di venire al mondo

gabbiano nel cielo in alto,

sempre più in alto.


C’è bisogno di una grande sintesi. Il nostro mondo soffre perché non siamo stati in grado di creare una sintesi tra Est e Ovest, tra terra e cielo, tra spirito e materia, tra la tua interiorità e il mondo esterno. Se questa grande sintesi non verrà realizzata, l’umanità non ha alcuna speranza.

 

~ § ~

 

Il buddhismo è diventato un universo di filosofie – non una sola, è come una sorgente che presto si divide in molti rami e che si è sparso per tutta l’Asia, incontrandosi con diverse culture, diversi popoli, diverse filosofie. Nel Tibet è giunto a una fioritura di tipo raro. È puro misticismo ed è basato sul sistema delle scuole. Per tutto il Tibet, nel cuore delle montagne himalaiane, si svilupparono centinaia di lamasserie, in cui gente dedicava l’intera vita alla ricerca della verità. Divenne quasi un’abitudine che ogni famiglia destinasse uno o più membri per queste lamasserie, scuole del mistero. E quello che è successo in Tibet non è successo altrove. L’intera nazione si è dedicata a un’unica ricerca, un unico obiettivo. Il Tibet ci ha fatto dono di molti illuminati, ed i loro metodi sono quanto di più lontano dallo Zen ci possa essere. Non c’è terreno comune. La sorgente è la stessa, ma si sono sviluppati in atmosfere diverse, da differenti popoli: sono giunti alla stessa conclusione ma hanno percorso strade diverse – come su una montagna ti puoi muovere da diversi punti su diversi sentieri per raggiungere un’unica vetta. Si incontrano in vetta, ma lungo il cammino non c’è incontro, sono unici e separati. In Thailandia, il buddhismo ha assunto una forma diversa, un diverso profilo. In Cina, incontrando il Tao ne ha completamente assorbito lo spirito. Il buddismo ha un grande cuore. Non è come il cristianesimo o l’islam, confinato a un’area limitata: può assorbire molte cose, all’apparenza addirittura contraddittorie. Il Tao non ha metodo. In Tibet tutto è metodo. Il Tao è un non metodo, semplice spontaneità – vivere la vita secondo natura, senza lotte. Qualsiasi metodo è una forzatura, è una definizione di te stesso. Il lavoro del Tao è come diventare indefiniti, come divenire uno col tutto. Assorbendo il Tao il buddhismo cinese finì con l’avere un sapore differente, totalmente differente. Lo stesso è successo in Corea, in Mongolia, in Sri Lanka, in Birmania, in altri piccoli paesi asiatici – perché è diventata la religione di tutta l’Asia. Ed è diventata una grande religione, che ha influenzato diverse razze, culture, nazioni, senza alcuna lotta. È qualcosa di unico nella storia. I cristiani hanno convertito la gente, così i musulmani. Il buddhismo non ha mai convertito; si è semplicemente reso disponibile, aperto. Ha aperto il proprio cuore e aiutato la gente ad aprire i loro cuori, e c’è stato un incontro – ma l’incontro non era la vittoria di qualcuno. Era un’unione. In India il buddhismo ha caratteristiche completamente diverse – più filosofico, più logico – perché in India il buddismo doveva sopravvivere tra molte filosofie che già avevano raggiunto un alto livello. Per sopravvivere in mezzo a esse sviluppò grandi sistemi filosofici. Nagarjuna, Vasubandhu, Dharmakirti – filosofi come questi sono unici al mondo quanto a penetrazione logica. Ma in Thailandia il buddhismo è completamente non filosofico: è devozionale. In Giappone non è né filosofico né devozionale: è pura meditazione. In Tibet è tutto metodologia. In Cina è non metodo, non sforzo, non azione. Ma la bellezza consiste nel fatto che il buddhismo – mescolandosi con così tante filosofie, culture, punti di vista – mantiene tuttavia il suo carattere basilare. Non lo perde. Ha un’enorme vitalità per sopravvivere. Si adatta a ogni situazione senza combattere, piano piano assorbe la situazione in se stesso. Ed a quei tempi, venticinque secoli fa, diffondere una visione completamente nuova a un intero continente solo con l’intelligenza e il dibattito fu un miracolo. Non un solo uomo è stato ucciso, non una sola pietra è stata lanciata. Tutte queste genti hanno contribuito e reso il buddhismo più ricco. Religioni ordinarie come il cristianesimo o l’islam temono che se permettono a qualcuno di avvicinarsi troppo, possono perdere la propria identità. Il buddhismo non ha mai avuto questo timore, e non ha mai perso la propria identità. Sono stato a una conferenza buddhista in cui erano presenti persone provenienti dal Tibet, dal Giappone, da Sri Lanka, dalla Cina, dalla Birmania e da altri paesi, e questa è la mia esperienza – erano tutti diversi uno dall’altro, ma comunque connessi da un’unica devozione nei confronti del Buddha. Su ciò non c’era problema, nessun conflitto. È stata un’esperienza unica – sono stato presente a molte altre, ma quella è rimasta qualcosa di unico, perché in essa usai la mia esperienza personale nell’interpretare gli insegnamenti del Buddha. Tutti i partecipanti avevano posizioni diverse e in più io aggiungevo un’altra differente interpretazione. Eppure mi ascoltarono in silenzio, con amore e pazienza e mi ringraziarono: “Non ci eravamo accorti che anche questa fosse un’interpretazione possibile. Ci hai resi consapevoli di un certo aspetto di Buddha…”. Non ti puoi aspettare una cosa del genere da cristiani, musulmani o hindu. Sono dei fanatici. Il buddhismo non è una religione fanatica. Poco tempo fa, quando eravamo in Nepal – il Nepal è un paese buddhista – il capo di tutti i monaci buddhisti era solito ascoltare i miei discorsi. Sono venuto a sapere che andava in giro incontrando ministri, il primo ministro ed altra gente importante, dicendo loro: “Devi venire. Non decidere sulla base delle sciocchezze che scrivono i giornali. Vieni ed ascoltalo”. Si sedeva proprio di fronte a me – un uomo anziano – e ogni volta che dicevo qualcosa di vicino allo spirito del Buddha, potevo vedere la sua testa annuire. Non lo faceva consapevolmente. Era semplicemente così in armonia che lo percepiva: era la cosa più pura che avesse mai sentito. E non stavo nemmeno parlando del Buddha: ma lui ne sentiva il sapore. Tutto il giorno girava per Katmandu, dimentico del suo lavoro di presidente dei monaci nepalesi. Diceva alla gente di venire ad ascoltarmi, diceva: “Non date ascolto ai giornali. Mentre lui è qui, perché perderselo?”. E ha portato molte persone, un po’ per volta. Non puoi sperare questo da un shankaracharya hindu, o dal capo dei monaci jaina o dal papa cattolico. È impossibile. Buddha ha lasciato un’eredità molto significativa, e il suo impatto è ancora vivo. Nessun altro ha avuto una simile influenza sull’umanità. Nessun altro ha reso l’uomo così umile, ricettivo, intelligente, senza pregiudizi. Così migliaia di persone hanno aggiunto le loro spezie al pentolone buddhista, ma nessuno è stato capace di cambiarne l’essenza. Questa è la grandezza di Gautama il Buddha – grandi filosofi si sono uniti a lui, grandi culture si sono mescolate, ma la sua verità essenziale è rimasta intatta. È ancora la stessa.

 

(OSHO, tratto da: Trasmission of the Lamp #21)

Zorba è un nome riconosciuto da tutti. La storia di Zorba il Greco è leggendaria e nota in tutto il mondo, non solo dalle persone di discendenza greca, ma tramite il romanzo di Nikos Kazantzakis, e ancor piu' tramite il film con Antony Quinn. 

 

Kazantzakis (l’autore di ‘Zorba il greco’) è uno dei migliori scrittori di questo secolo, e ha dovuto soffrire enormemente per mano della chiesa. Zorba è in effetti proprio l’individualità di Kazantzakis, repressa dalla chiesa cristiana; ciò che egli voleva vivere, pur senza riuscirci. Così espresse tutta la parte non vissuta della sua vita sotto il nome di Zorba. Zorba è un uomo meraviglioso: non ha paura dell’inferno, né desidera il paradiso; vive momento per momento godendo delle piccole cose… il cibo, il bere, le donne. Dopo tutta una giornata di lavoro, prende il suo strumento musicale e danza per ore sulla spiaggia. Zorba è un servitore.

Dall’altra parte c’è il padrone che lo ha assunto: sempre triste, seduto nel suo ufficio bada alle sue pratiche, non ride mai, non si diverte, non esce mai alla sera ed è profondamente invidioso di Zorba perché guadagna poco, certo non come lui, eppure vive come un imperatore, senza mai pensare a cosa accadrà domani. Mangia bene, beve bene, canta bene e danza bene. Mentre il suo padrone, così ricco, siede là triste, teso, angosciato, infelice, e soffre. Un giorno Zorba dice al padrone: “Padrone, c’è solo una cosa che non va in te: pensi troppo. Vieni con me”. È una notte di luna piena. E Zorba lo trascina fino alla spiaggia e comincia a ballare e a suonare il suo strumento. E gli dice: “Prova. Salta! Se non sei capace di ballare, fa’ qualcosa”. E, con l’energia di Zorba e la sua vibrazione, anche il padrone inizia a ballare. Per la prima volta nella sua vita, sente di essere vivo. Zorba è la parte non vissuta di ogni cosiddetta persona religiosa.

Come mai la chiesa è stata così ostile al libro, quando è stato pubblicato? Era solo un racconto, non c’era niente di cui la chiesa dovesse preoccuparsi. Eppure mostrava con tanta chiarezza la parte non vissuta della vita di ogni cristiano, da renderlo un libro molto pericoloso. La vita di Zorba è fatta tutta di puro godimento fisico, ma è priva di ogni ansietà, di sensi di colpa, di ogni preoccupazione riguardo al peccato e alla virtù e così via… Zorba è solo l’inizio. Prima o poi, se lasci che Zorba si esprima pienamente, inevitabilmente comincerai a pensare a qualcosa di meglio, di più elevato, di più grande. Non sarà frutto del pensiero: nascerà dalle tue esperienze, perché quelle esperienze limitate diventeranno noiose.

Lo stesso Buddha era arrivato a essere un buddha perché aveva vissuto la vita di uno zorba. Questa è una cosa di cui l’Oriente non ha tenuto conto: per ventinove anni Buddha ha vissuto come nessuno Zorba avrebbe potuto vivere, perché Zorba era molto povero. La vita di Buddha era tutta un lusso, puro lusso. Ma lui si annoiava. Con tutto quel lusso, ben presto si ritrovò stanco e annoiato; una domanda divenne cruciale nella sua mente: “È tutto qui? Ma allora per che cosa vivrò domani? La vita deve avere un significato più grande, altrimenti non ha senso.” Proprio a partire dallo zorba iniziò la ricerca del buddha.

Vivi lo zorba con pienezza, ed entrerai naturalmente nella vita di un buddha. Goditi il tuo corpo, gioisci della tua esistenza fisica. Non è un peccato. Alle sue spalle, nascosta, c’è la tua crescita spirituale, c’è l’estasi spirituale. Solo quando sei stanco dei piaceri della carne, puoi chiederti: “C’è qualcosa di più di questo?” Questa domanda non può essere intellettuale, deve essere esistenziale. “C’è qualcosa di più di questo?” C’è molto di più, Zorba è solo l’inizio. Non c’è conflitto tra Zorba e Buddha. Zorba è la freccia, se la segui correttamente, arriverai al Buddha.

 

(OSHO, tratto da: Beyond Enlightment # 7)



 

La copertina del libro
La copertina del libro

 

~ § ~

 

Allora un eremita, che visitava la città una volta all’anno, si fece avanti e disse: Parlaci del piacere. E lui rispose, dicendo: Il piacere è una canzone di libertà, ma non è la libertà. È lo sbocciare dei tuoi desideri, ma non il loro frutto. È una profondità che chiama una vetta, ma non è il profondo né l’alto. È il prigioniero che mette le ali, ma non è spazio libero. Ah sì, in verità il piacere è una canzone di libertà. E io sarei lieto che la cantassi con tutto il cuore, e tuttavia non vorrei che perdessi il cuore nel cantare. Alcuni giovani cercano il piacere come se fosse tutto, e vengono giudicati e condannati. Io non voglio giudicarli né biasimarli. Vorrei che si mettessero alla ricerca. Perché troveranno sì il piacere, ma non sarà solo; sette sono le sue sorelle, e l’ultima tra esse è più bella del piacere. Non hai sentito di quell’uomo che scavava la terra cercando radici e ha trovato un tesoro?

 

Khalil Gibran

 

 

I fiori sono belli. Puoi gioirne, apprezzarli, ma non possono nutrirti, non possono diventare cibo. Puoi usarli come decorazione, ma non possono diventare il tuo sangue, le tue ossa e il tuo midollo. Questo è ciò che Gibran sta dicendo… è il fiorire dei tuoi desideri, ma non ne è il frutto. Quindi non fermarti al piacere, c’è molto di più. Goditi i fiori, raccogli i fiori, fanne una ghirlanda, ma ricordati che esistono anche i frutti. E il frutto della tua maturazione non è il piacere; il frutto è l’estasi. Il piacere è solo l’inizio: l’albero è pronto. I fiori sono una canzone che annuncia che l’albero è gravido, e i frutti stanno per arrivare. Non perderti nei piaceri, ma non sfuggirli neanche. Goditeli, ma ricorda che nella vita c’è molto di più del piacere. Il piacere è solo l’inizio della vita, non la fine. Il frutto è l’estasi. Ma il piacere ti dà un assaggio di ciò che c’è davanti a te. Ti dà un sogno, un desiderio intenso per qualcosa di più. È una promessa: “Aspetta, e i frutti arriveranno. Non chiudere gli occhi ai fiori, altrimenti non troverai mai i frutti”. Ecco ciò che vi ho ripetuto in continuazione, in modi diversi. Le parole possono essere diverse, ma la canzone è la stessa. Posso entrare nel tempio da porte diverse, ma il tempio è lo stesso. Zorba è solo un fiore, Buddha è il frutto. Se non hai entrambi, non sei completo, ti manca qualcosa; nel tuo cuore rimarrà sempre un vuoto, un angolo scuro dell’anima. Se Buddha e Zorba non danzano insieme nel tuo essere, il fiore e il frutto, l’inizio e la fine, non conoscerai il vero significato dell’esistenza.

 

Il Tantra parla di sette centri, e il piacere non è nemmeno il primo centro. Il piacere è al di sotto del primo centro. Il piacere è un fenomeno biologico, è la tua sessualità. Con il settimo – questo è il punto più alto a cui l’uomo possa salire nel corpo, è chiamato sahasrar, il settimo centro dell’essere – diventi tutt’uno con il tutto. Queste sono le sette sorelle a cui Khalil Gibran fa cenno, e questo è l’intero spettro della crescita spirituale. Non hai sentito di quell’uomo che scavava la terra cercando radici e ha trovato un tesoro? È un antico proverbio libanese. Un uomo scavava per cercare radici; era così affamato che non poteva nemmeno permettersi di comprare della frutta, quindi scavava per cercare radici da mangiare. Ma trovò un tesoro. Quando cita questo proverbio, vuole affermare: “Abbiamo iniziato a scavare per cercare radici, il piacere; ma se continui a scavare, puoi trovare tesori inesauribili”. È un fatto riconosciuto da tutti i mistici orientali che con il settimo centro sei libero da tutte le prigioni, da tutti i pensieri, da tutte le religioni, da tutte le ideologie; con il settimo, la gabbia è scomparsa. Adesso puoi respirare liberamente nel cielo e puoi volare fino alle stelle.

Tratto dai discorsi "God is Dead, Now Zen in the only living truth"
Tratto dai discorsi "God is Dead, Now Zen in the only living truth"